Sarto

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In mezzo a scaffali di stoffe, panni colorati, rotoli di spago e spilli,  il sarto pensava tra sé “…il buon senso non è forse anch’esso un giusto misurare le parole e i gesti?”, allungò una mano distrattamente e trovò la forbice. Ogni distanza era memorizzata inconsciamente. Diede un colpo di piede allo scaffale sulla sua destra e zac, cadde il velluto blu che giustamente gli occorreva.  “…eppure la noia deriva proprio dal troppo misurare, bisognerebbe abbandonare di più gli schemi, disfarsene…” e colpendo un cucchiaio appoggiato sul bancone quasi distrattamente, lo fece volare nella stanza, andò a sbattere contro una scatolina da cui rimbalzò fuori un gessetto bianco che finì nella mano aperta del sarto. “…potrei cambiare lavoro, diventare un vagabondo, gironzolare per il mondo…”. Suonò il campanello, la porta si aprì, una graziosa fanciulla apparve, osservò attorno come per cercare qualcosa o qualcuno. – Oh eccovi sig. sarto, ha finito il mio abito? Aveva detto di passare oggi per le quattro… – Certo… eccolo qui, l’ ho giusto finito qualche secondo fa… E gli mostrò l’abito, se abito si poteva chiamare, era un miscuglio raffazzonato di colori, di toppe, orli e tasche cucite alla rinfusa, colletti e maniche, bottoni e anche un pezzo di cravatta, solo un folle avrebbe potuto comprare un vestito simile. -Oooh! Ma è proprio fan-ta-sti-co! Ecco il suo denaro… -Mille grazie a lei signorina, e torni a trovarmi! Arrivederci… E misurò un sorriso garbato, di quelli convenzionali alle occasioni di commiato. “Per fortuna carnevale è una volta l’anno, mi innervosisce proprio a cucire le stoffe a casaccio…”

Sartoultima modifica: 2007-06-08T14:35:00+02:00da agrauwin
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