Diluvio

E poi venne il diluvio. Piovve… come non pioveva da millenni. I fiumi strariparono, i laghi strariparono. Perfino gli oceani, strariparono! Le trote di fiume come sorbetti dagli squali vennero mangiate, e gli squali a loro volta dai piranha, che non si facevano certo problemi di dieta. Chi volava esplose in aria non sapendo dove atterrare. Chi camminava o strisciava fece una fine più normale e ve la lascio immaginare. Ma nel tuoneggiare della tempesta, sopra miglia e miglia di oceano, si speronarono due navi. Tra tutte, quelle erano le uniche due rimaste a galla. Non erano navi qualsiasi, no. Una era un’arca. E l’altra anche. Su una governava Noè, sull’altra uno sconosciuto di nome Deucalione. “Per tutti i fulmini di Zeus!” disse questo e l’altro rispose “Gesù! Guarda che buco mi hai fatto!!!”, “Chi è questo Gesù di cui parli, nonno?”, “Taci… io porto la colomba della pace!”. E mentre dai parapetti gridavano, ad un certo punto si arenarono, chi scrisse sul Sinai e chi disse sul Parnaso. Le due fazioni erano entrambe irritate dal fatto che nessuno aveva ancora inventato il foglio della costatazione amichevole. “Amichevole un corno! Tu mi volevi affondare…”,”Avessi almeno acceso una luce! Tutto al buio navigavi…”. Il mare rimase a guardare, e l’acqua seccata iniziò ad evaporare. Chi tirava pietre alle proprie spalle, chi liberava gli animali dalle stalle. I leoni e le gazzelle finalmente liberi si guardavano già di sottecchi. Il finimondo era finito da un pezzo, ma i due naviganti continuavano ad insistere della propria ragione. Ancora oggi, a distanza di tanto tempo, molta gente si domanda :”Macchimminchia era ‘stu Deucalione?!”