Sul ridere

2ee8d5fa94dd351212496d305c05b536.jpgNel piacere dell’apprendere, ci si concede un rilassamento cerebrale, causato dal processo mentale che si presta ponendo l’attenzione al soggetto della nostra lettura. Se questo piacere si interrompre bruscamente verso il basso, a causa di un artificio linguistico, di un ribaltamento di senso, si ha il riso. L’ignoranza della causa del ribaltamente di senso è fondamentale, se la causa è palesata il riso diminuisce.  Quindi, l’antefatto deve essere qualcosa di neutro o comunque che colga l’attenzione del lettore, non troppo audace, qualcosa di leggermente interessante, non drastico ma nemmeno troppo banale. Una curiosità ingenua, o di cui si parla poco ma che comunque è interessante leggere provando a dedicargli quei 20 o 30 secondi. Interessante ma noioso? Potrebbe funzionare. Poi, ribaltare il senso. Proprio quando il cervello si stà abituando a seguire il ragionamento, ed è quindi in una fase di piacevole rilassamento. Il lettore si stà incuriosendo per capire se ciò che ha intuito all’inizio della lettura è esatto oppure no. Per vedere cioè se poteva evitare di leggersi l’articolo e quindi trovare un’altra ragione per rafforzare in sè l’idea ovvia ma banale, che leggere non serve proprio a niente. E misurando con la propria esperienza, lo scrittore deve trovare il punto esatto e spezzare bruscamente lo schema. Ribaltando il senso del percorso intellettuale. Poi potrà esercitarsi a creare il ritmo, cioè riprendere il discorso iniziale, quindi necessariamente dovrà incuriosire ancora il lettore, e poi ancora ribaltare. Trovare il ritmo, perchè la risata è per l’appunto una mimica vocale che spezza il respiro naturale. Un respiro ritmico che lascia senza respiro. Ovviamente se si è troppo bravi è meglio lasciar perdere.

Sul ridereultima modifica: 2007-05-27T00:10:00+02:00da agrauwin
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